IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

tratto da L’Ora del Salento

Lo stemma di Mons. D’Ambrosio è di origine eucaristica e riprende la leggenda del pellicano nel deserto che si trafigge il costato per dar da mangiare ai suoi piccoli, come Cristo muore sulla croce per la salvezza dell’uomo.

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1990-1999/VESCOVO DI TERMOLI-LARINO 

LE SUE PRIME PAROLE: “VI VOGLIO BENE”

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Quando il 14 dicembre 1989 il suo­no delle campane di tutte le chiese della Diocesi di Termoli-Larino annunciarono la nomina del nuo­vo Vescovo diocesano quel nome, Domenico D’Ambrosio, era sconosciuto alla quasi totalità dei fedeli, presbiteri e laici. Poi, i primi contatti, la condivisione della gioia dell’ordinazione episcopale nella Basilica di S. Pietro il 6 gennaio 1990 – erano migliaia i fedeli giunti dalla nostra Diocesi per quell’evento di grazia – infine, l’esultanza per l’inizio del mini­stero episcopale nella Chiesa di Termoli- Larino il 17 febbraio 1990. Fu il vero primo incontro con quello che ormai era la sua famiglia ecclesiale. Quel giorno piazza Duomo, dinanzi alla Cattedrale, era gremita di fedeli, tutti de­siderosi di vedere ed incontrare il nuovo Pastore. Fu un incontro di sguardi e, so­prattutto, di affetti. Tutti colsero nel volto semplice e sereno del giovane Vescovo e nella gioia che gli si sprigionava dagli oc­chi il desiderio di essere padre e pastore, ma soprattutto amico di tutti coloro che il Buon Pastore aveva affidato alla sua cura pastorale. Nella mente di tutti rimase scolpita, più di ogni altra, quella parola che egli aveva voluto gridare subito, appena messo piede in terra molisana: “Vi voglio bene”. Furono anni intensi e fe­condi, anni di grande impegno nell’evan­gelizzazione, anni in cui pastore e gregge hanno camminato insieme verso la meta comune, quella della santità. Monsignor D’Ambrosio è venuto in mezzo a noi con un obiettivo ben preciso, quello di essere testimone della fedeltà e della misericor­dia di Dio, come era indicato nello stesso motto episcopale: “misericors et fidelis”. Consapevole della grande responsabi­lità che gli era stata affidata, era certo dell’aiuto della grazia divina. Nella Messa crismale del 15 aprile 1992 ebbe a dire: “Con timore e tremore presiedo per la ter­za volta la liturgia della Messa crismale… Dico con timore e tremore perché consa­pevole della responsabilità nel guidare e accompagnare alla santità tutti voi con l’esemplare testimonianza della mia vita e del mio servizio episcopale. Sento e faccio risuonare continuamente in me le parole di S. Agostino: ‘Per voi sono Vescovo, con voi sono cristiano’…”. Una caratteristica che emerse subito negli anni dell’episcopato molisano di Monsi­gnor Domenico fu, senz’altro, la sincerità e la profondità del rapporto umano. Egli teneva molto all’amicizia e de­siderava che tale sentimento potesse condividerlo con tutti, Sacerdoti e laici. Particolarmente egli teneva al rapporto con i presbiteri che erano al centro del suo affetto e delle sue attenzioni pastorali. Nella citata omelia della Messa crismale del 1992 egli ebbe a dire: “Fratelli e so­relle, ho ricordato a tutti voi, senza distin­zioni di sorta, la comune appartenenza al ‘regale Sacerdotium’, ritengo doveroso, in questo momento di intenso e profondo gaudio spirituale e di certa comunione, perché è il dono che il Signore fa a questa sua Chiesa, rivolgere ai miei fratelli pre­sbiteri una parola di particolare affetto che vuole essere rinnovata conferma, davanti al Signore e a tutti voi, dell’impe­gno a sostenerli, amarli, incoraggiarli e guidarli sul sentiero certo e faticoso che porta non ad acquiescenti e riposanti tra­guardi ma alla conquista della santità che passa attraverso l’annientamento della croce da accogliere ogni giorno”.

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Molto sentita, apprezzata e vissuta sia dal Vescovo che dalle comunità parrocchiali, è stata la Visita Pastorale che Monsignor D’Ambrosio ha voluto compiere dal 6 gennaio 1992 al 10 luglio 1993. È stata l’occasione per il pastore di co­noscere meglio il suo gregge, di entrare nelle case, nelle famiglie, nel cuore di tutti per incoraggiare, sostenere e confer­mare nella fede. Nella Bolla di chiusura della Visita Pastorale egli ha scritto: “Per oltre duecento giorni ho sperimentato e condiviso con tutti voi la gioia dell’unica fede che motiva la nostra appartenenza alla Chiesa Santa di Dio e ci impegna ad essere ‘sale della terra, … luce del mon­do,… città collocata sopra un monte”… Passando di città in città, di comunità in comunità, di casa in casa, ho desiderato ripresentare l’immagine di quella meravi­gliosa visita con la quale Gesù, ‘pastore e guardiano delle nostre anime, ha visita­to e redento il suo popolo…”. Molti sono stati i momenti importanti e significativi, i progetti e le iniziative pastorali che hanno scandito i nove anni di ministero episcopa­le di Monsignor D’Ambrosio nella nostra Chiesa: il cinquantenario del rinvenimento delle reliquie di S. Timoteo, discepolo dell’apostolo Paolo, la ricognizione delle sue ossa, la XLVI Settimana Liturgica Nazionale che si è svolta a Termoli dal 21 al 25 agosto 1995 sul tema: “Liturgia e Nuova Evangelizzazione”, con oltre un migliaio di partecipanti provenienti da tutte le Diocesi italiane. Ed ancora la pastorale giovanile e quella vocazionale, la pastorale della carità con la fondazione della mensa per i poveri. Anni proficui per la crescita nella fede e nella carità. Ora che da quell’inizio sono trascorsi ben venticinque anni la Chiesa che è in Termoli-Larino sente la gioia di unirsi al coro delle altre Chiese sorelle, quella di Lecce in particolare, per intonare insieme il “magnificat” di ringraziamento per aver potuto godere di un padre affettuoso, di un amico sincero e di un pastore zelante.

Gabriele Mascilongo 

IL PRIMO SACERDOTE ORDINATO/CHE SI VEDA SOLO GESÙ 

Mai un uomo può imitare più compiutamente Nostro Signore come quando offre il Sacrifi­cio o amministra i Sacramenti. Una ricerca d’umiltà che si staccasse dal Sacerdozio non sarebbe buona perché si staccherebbe da nostro Signore il quale è “la sola via” (fr. C. de Foucauld). Padre e Vescovo carissimo, queste poche parole del Beato Charles de Foucauld me le hai scritte (permettimi il tono un po’ più confidenziale solo per questa volta) su un fo­glietto quadrettato che mi hai consegnato in seminario a Chieti il 16 dicembre 1989; 2 giorni dopo la tua elezione a Vescovo di Temoli – Larino quando per la prima volta sei venuto ad incontrare i seminaristi della tua Diocesi. Ci eravamo sentiti per telefono e sapere che avresti dovuto ordinarmi diacono e poi presbitero a breve ti aveva cosi tanto emozionato che non riuscivi a continuare la nostra conversazione. Il ricordo dei primi passi insieme è molto chiaro nella mia memoria e la bellezza di quei giorni è ancora importante nel mio percorso Sacerdotale. Il 31 dicembre di quell’anno venimmo tutti i seminaristi della Diocesi nella parrocchia di San Leonardo a San Giovanni Rotondo e ci presentasti alla comunità a uno a uno. Di nuovo il pensiero della mia ordinazione ti suscitò una commozione che non sei riuscito a nascondere appieno. Intanto il tempo che passava ci aiutava a conoscerci meglio e il Signore scriveva nei solchi delle nostre vite la gioia di una comunione cosi bella e profonda che ancora oggi è per me un’ ancora e certamente un motivo di grande lode al Sommo ed Eterno Sacerdote Misericordioso e Fedele, Cri­sto Signore.

don nicola mattia

Che bello è per me sapere che per scrivere nelle nostre vite il Signore si è servito del Santo Crisma! E il profumo di quel Crisma è divenuto il profumo stesso della fraternità. Un altro foglietto che mi hai scritto conservo (e per la verità porto sempre con me); in esso è scritta la formula dell’assoluzione per la confessione Sacramentale. Io non la sapevo a memoria e all’ul­timo momento dovevo dare l’assoluzione al mio primo penitente… eravamo nell’episcopio di Larino: che testimonianza fu per me, presbitero da circa quindici giorni ricevere quella confessione! Il tempo vissuto da te a Termoli è stato anche il tempo in cui abbiamo fatto l’esperienza della vita comune. Quel tempo è costellato di tante circostanze e avvenimenti ma soprattutto di tanta quoti­dianità condivisa alla ricerca della santità. La vita comune è stata tessuta dallo Spirito più con la trama del quotidiano al cospetto di Dio e l’ordito della passione per la Chiesa e così ho imparato che il Sacerdozio, come era scritto nel primo foglietto, si vive nell’ombra e l’unica gratificazione, come dice fr. Charles, consiste nel lasciare “che si veda solo Gesù”.

 Nicola Mattia

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