Sempre più Leccesi tra i poveri

Sempre più Leccesi tra i poveri

(dalL’Ora del Salento, 26/01/2013)

Don Elvi De Magistris, responsabile dell’Osservatorio Caritas, presenta il secondo rapporto sulla povertà.

Nei giorni scorsi è stato presentato “Non uno di più”, il II Rapporto della Caritas di Lecce sulle povertà a Lecce “L’incontro – spiega don Don Elvi De Magistris, Vice Direttore Caritas e responsabile dell’Osservatorio permanente delle risorse e delle povertà presentando l’iniziativa – si è svolto nel contesto della presentazione del II Report sulla povertà e l’esclusione sociale, realizzato mediante i dati raccolti dai centri di ascolto delle parrocchie della città di Lecce e dei comuni coinvolti: Lequile, San Pietro in Lama, Lizzanello, San Cesario, Monteroni, Arnesano, Surbo, Cavallino e Frigole. L’iniziativa si inserisce nel progetto triennale dell’Osservatorio che si concluderà l’anno venturo e riguarderà tutti i dati della comunità diocesana leccese.

Il primo anno ha riguardato le parrocchie del capoluogo; il secondo i centri ascolto sopra menzionati, il terzo quelli di tutte le parrocchie della diocesi”. L’Osservatorio costituisce uno degli strumenti fondamentali della Caritas Diocesana: “Esso – commenta ancora il Vicedirettore della Caritas diocesana – permette di attuare il metodo Caritas dell’ascoltare e osservare per discernere.

La sua attività consente, pertanto, di leggere la situazione concreta del territorio in cui vivela Chiesa di Lecce e in cui la Caritas svolge la sua principale funzione pedagogica, che è quella di prospettare operativamente alla comunità ecclesiale la testimonianza della carità e di richiamare la comunità civile all’assunzione delle proprie responsabilità dinanzi alle diverse esigenze”. Le diverse situazioni di povertà suscitano forti interrogativi nella coscienza civile di tutti e aprono a nuovi impegni di autentico amore solidale.

Christian Tarantino

 

ForLIFE ONLUS/ALLA RICERCA DI RISORSE UTILI

ForLIFE Onlus si compiace intensamente per il fatto che il “Progetto Mappatura delle Povertà del territorio” stia andando avanti e quando due anni fa ci fu proposto di far parte del protocollo d’intesa con Comune di Lecce, Provincia di Lecce e Università del Salento, su invito della Caritas Diocesana non esitammo ad offrire la nostra adesione.

Ovviamente il frutto della ricerca in corso, che beneficia della metodologia di lavoro propria dell’Università, in questo caso l’Università del Salento – Facoltà di Scienze Sociali, è da vedersi nei programmi futuri ma non lontani, la seconda parte di questa interessante esperienza di studio infatti consisterà nella ricerca dei mezzi e delle risorse per interventi mirati a chi è in difficoltà. Ed anche per questo ForLIFE Onlus sarà sempre a disposizione della Diocesi di Lecce.

Alessandro Carriero

PERCHÉ?

La richiesta da parte delle parrocchie di informazioni puntuali sui livelli di povertà e di disagio presenti sono fondamentali per una equa distribuzione degli aiuti. Prestare attenzione alle dinamiche qualitative delle povertà, delle richieste di aiuto e delle risposte che maturano all’interno della comunità cristiana e civile. Conoscere e interpretare le situazioni di disagio come la povertà, l’emarginazione e la sofferenza. Esaminare l’evoluzione dei bisogni e delle risorse in modo sistematico. La necessità da parte della Diocesi di uno strumento che garantisca l’acquisizione di una conoscenza approfondita e adeguatamente strutturata del contesto in cui opera.

ALLA FINE…

A progetto ultimato si potrà conoscere con metodo scientifico le esigenze del territorio, permettendo alle Istituzioni di intervenire in maniera mirata evitando sprechi (il mancato spreco è di per sé un beneficio) e destinando più risorse a iniziative che siano da stimolo allo sviluppo economico della nostra terra. Dare possibilità concreta di nuove occasioni di lavoro e stimolare l’intero territorio alla cultura dell’aggregazione per superare le difficoltà “Fare rete” insieme ad altre realtà impegnate nel contesto civile. Diventare un punto di riferimento per chiunque abbia necessità di avere informazioni e dati inerenti il nostro territorio.

MARIOLINA ERRICO/NEI CENTRI DI ASCOLTO IL SERVIZIO DEI VOLONTARI

I dati studiati dall’Università riguardano gli aspetti sociologici. Emerge in modo evidente l’aumento degli uomini rispetto alle donne e anche dei giovani rispetto agli anziani. “Abbiamo registrato – spiega a sua volta Mariolina Errico che ha seguito la compilazione del Rapporto – l’incremento della presenza degli utenti italiani rispetto agli stranieri.

Gli italiani hanno ampliato le richieste per difficoltà economiche riguardanti soprattutto le richieste di pagamento di bollette e tasse a causa del reddito non sufficiente rispetto alle normali esigenze. Sono accresciute pure le domande di occupazione soprattutto da parte degli stranieri.

Inoltre, gli italiani hanno aumentato le petizioni di sussidi per problemi legati alla salute. Occorre rilevare che, grazie quindi all’intervento degli Operatori Caritas, queste persone si sentono accolte, ascoltate e ‘prese in carico’. Chiaramente, sempre al rispetto della loro dignità. Si deve proprio ai volontari se tanti assistiti si sentono incoraggiati ad affrontare tanti disagi”.

LA PROF. SSA MARIA MANCARELLA/“SI COMPLETA IL PROCESSO DI ‘NORMALIZZAZIONE’ DELLA POVERTÀ”

Prof.ssa Mancarella come ha valutato le possibilità dell’apporto del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’uomo?

Il Dipartimento, garantendo qualità e scientificità del processo e dei risultati, ha contribuito alla realizzazione di uno strumento permanente di osservazione in grado di fornire una fotografia aggiornata del conteso sociale di riferimento sul tema della povertà e del disagio sociale. L’esperienza dello scorso anno è stata la prima a realizzarsi in una città capoluogo del mezzogiorno e quella di quest’anno è la prima ricerca longitudinale sulla povertà svolta a Lecce.

Tutto ciò conferma l’importanza di implementare un approccio locale agli studi sul welfare, soprattutto perché la traduzione empirica dei principi e delle norme dettate dalle scelte politiche avviene in funzione delle caratteristiche dei contesti locali in cui si manifesta la povertà. L’iniziativa e l’esperienza della ricerca che ne è derivata rappresentano un momento importante di sinergia interistituzionale. 

Secondo report: quali difficoltà operative?

Costruire un rapporto sulla povertà non è cosa certamente semplice o realizzabile in tempi rapidi: difficoltà e problemi sono inevitabilmente all’ordine del giorno. La posta in gioco però è alta e vale la pena di affrontarli con spirito collaborativo e con l’umiltà necessaria per consentire la giusta integrazione tra prospettive e professionalità diverse.

Emerge una fotografia capace di rappresentare uno spaccato importante delle criticità del nostro territorio?

Il percorso fatto ha evidenziato aree di criticità del tutto nuove per una realtà territoriale colpita dalle conseguenze di fenomeni macrosociali (quali la crisi economica, disoccupazione..) che hanno finito per generare, a livello micro sociale, evidenti incrinature anche in zone come la nostra, protette fino a poco tempo fa dalla presenza di saldi elementi di stabilità.

Famiglia, casa e reddito rappresentano le aree di criticità emerse come particolarmente problematiche in questo secondo rapporto i cui risultati mettono ancor più in evidenza il legame tra la povertà e la qualità del capitale umano e del sistema di relazioni solidaristiche in cui i soggetti vivono.

Se anche chi lavora è costretto a fare i conti con la povertà, la possibilità di fronteggiare le difficoltà e uscire dall’impasse dipende non solo dalle risorse economiche ma anche dal grado di istruzione dei singoli, dalla rete di relazione, dalla fiducia, dal senso di appartenenza, dalle capacità di adattamento che sono in grado di sviluppare.

Senso di appartenenza, sicurezza emotiva, integrazione sembrano non offrire più alcun tipo di sostegno e non rappresentano più il collante del vivere comunitario e generano nuove situazioni di emarginazione. I piccoli centri urbani, presentano situazioni che, pur nella loro specificità, finiscono per assimilare la vita in piccola città a quella della grande città, molto più di quanto accadeva solo pochi anni fa e sicuramente molto di più di quanto ci saremmo aspettati. 

Quali le prime conclusioni?

La certezza che la povertà viene prodotta dagli stessi processi micro e macro sociali che sono alla base del benessere, tipico di tutte le società industrializzate. Si va portando a compimento il processo di normalizzazione della povertà, che non costituisce più una frattura sociale tra gruppi di popolazione diversi tra loro ma, proprio per questo, pone nuove sfide alla capacità della politica di contenerne gli effetti nel tessuto sociale; all’attitudine delle famiglie di orientare i comportamenti individuali e all’abilità dei singoli di sviluppare processi di autoriparazione, promuovendo lo sviluppo di nuove forme di resilienza individuale e reticolare. 

Se toccasse a lei intraprendere delle iniziative di intervento proprio sulle aree difficili del nostro territorio cosa farebbe?

I dati emersi ci hanno portato a pensare che, per avviare un processo di uscita dalle situazioni di difficoltà che generano povertà ed esclusione sociale, è necessario: migliorare la qualità del capitale umano, soprattutto delle nuove generazioni, consentendo ad un numero di giovani sempre più ampio l’accesso all’istruzione e alla formazione; attuare idonee politiche di accesso alla casa, rendere queste politiche fruibili a tutti i residenti; programmare attività professionalizzanti che consentano l’accesso a opportunità lavorative di lunga durata; adottare un modello interpretativo più vicino alla realtà, valorizzando specificità e differenze che fanno della dimensione locale una ricchezza.

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