Il Dono dello Spirito Santo per Francesco, Francesco e Andrea

Il Dono dello Spirito Santo per Francesco, Francesco e Andrea

tratto da L’Ora del Salento

29 Giugno/L’Omelia dell’Arcivescovo D’Ambrosio per l’Ordinazione di due Sacerdoti e un Diacono.

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Carissimi tutti, cari Francesco e Francesco, caro Andrea

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Nel momento in cui la nostra Chiesa e la Provincia dei PP. Passionisti vivono la gioia e la corale invocazione del dono dello Spirito per due Francesco chiamati all’ordine del presbiterato e Andrea all’ordine del Diaconato, avver­tiamo e domandiamo la forza della intercessione dei SS. Apostoli e Martiri, Pietro e Paolo, colonne e fondamento della Chiesa. Pietro, come ci fa cantare il prefazio, “il pescatore di Ga­lilea che costituì la prima comunità con i giusti d’Israele”, Paolo, “il maestro e dottore che annunziò la salvezza a tutte le genti”.

LA FEDE DI PIETRO E PAOLO

Due riflessioni. Una di San Giovanni Crisostomo: “Ecco perché amo Roma…. perché come corpo grande e possente possiede due occhi, i corpi gloriosi di questi santi…Ecco perché ammiro questa città: non per il molto oro, per le sue colonne e tutti i suoi splendori, ma per questi due pilastri della Chiesa”. Un’altra del Beato Charles de Fou­cauld: “Se i discepoli di Gesù avessero potuto scoraggiar­si, quale momento di scoraggiamento sarebbe stato per i cristiani di Roma la sera del martirio di S, Pietro e S. Paolo.

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Ho pensato spesso a quella sera: quanta tristezza e come tutto sarebbe penso finito se non ci fosse stata nei loro cuori la fede che c’era! ”. In questa Solennità che a noi ricorda la ricchezza della loro fede sugellata dalla testimonianza del martirio, ci è richiesta una rinnovata e sicura fedeltà a Cristo Signore per la gratuità del dono ricevuto.

FONDATA SULLA ROCCIA

Paolo nella seconda lettura con il suo testamento spiri­tuale nel quale fa il consuntivo della sua vita passata, nel mentre si dispone a pronunciare l’Amen del più totale abbandono a Dio, ci aiuta a capire il dinamismo della sua fede: “ho combattuto la buona battaglia…. ho conservato la fede” (v.7) nel Signore che ha incontrato e nel Signore che viene a cogliere la forza del suo apostolato a servizio di Colui che ha trasformato la sua vita. Ci chiediamo: qual è la forza della nostra fede? La viviamo nella gratuità di un dono che deve accompagnare ogni giorno la lotta per la buona battaglia? Dobbiamo saper combattere, resistere con costanza per ottenere la vittoria, mirando continuamente al traguardo per ottenere la corona di giustizia riservata a coloro che restano fedeli alle consegne ricevute e generosi nella esecuzione del compito e sempre vigili nell’attesa del Si­gnore che viene.

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La fede che Pietro confessa nel “Cristo, il Figlio del Dio vivente”, è la fede della Chiesa, è la no­stra fede, quella che continuiamo a professare ogni gior­no, dono gratuito, né carne, né sangue ce la rivelano, ma il Padre. Non sono le nostre forze o capacità intellettuali di particolare acume. E’ la generosità del Padre a farce­ne dono. Per questo dobbiamo rallegrarci: l’atto di fede della Chiesa, il nostro atto di fede è un segno altamente significativo del continuo avvento di Dio nella storia della Chiesa, nella storia di ognuno di noi. Creiamo in noi lo spa­zio di silenzio per poter sentire e ascoltare la voce del Padre e allora le parole della fede assumeranno un nuovo significato e la muoveranno ad accogliere e professare sempre che Gesù è il Figlio del Dio vivente. Abbiamo una certezza: la nostra fede non è preda delle varie correnti e dei venti cangianti. È fondata sulla roccia se le menti e la volontà consentono con Pietro, con colui, Francesco, che oggi guida la Chiesa, presiedendola nella carità.  

CONSACRATI DUNQUE SUOI

Con la preghiera della Chiesa, di questa Santa Chiesa che lo invoca, riceverete, Francesco, Francesco, Andrea, il dono dello Spirito Santo che vi raffermerà ancor di più sulla fede di Pietro che vi garantirà un rapporto unico con il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo. D’ora in avanti, tra voi e il divino intercorrerà una nuova fiducia. Questo dono lo ricevete non per voi; è per gli altri. Il Sacerdote diceva il Beato Paolo VI, “è uomo che vie non per sé, ma per gli altri”. Diventate uomini della comunità e per la comunità. Non vi appartenete: venite conSacrati! ConSacrare significa togliere qualcosa o qualcuno dall’uso profano e dare la cosa o la persona in proprietà.

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L’effu­sione dello Spirito e il segno del crisma con cui sarete unti, cari Francesco, vi sigilla nell’appartenenza a Cristo “per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del Sacrificio”. ConSacrati a Dio, tolti da ciò che ci appartiene e immersi nello spazio, nell’atmosfera, potremmo dire, di Dio. Dunque totalmente suoi. Sacerdoti uguale, tolti dal mondo e donati a Dio. Come non avvertire in quest’ora, mentre celebriamo il culto del Signore, la forza e la verità per voi, cari ordinandi, delle parole che leggiamo nel libro degli Atti: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” (At 13,2)? In voi c’è una sorta di passaggio di proprietà: tolti dal mondo e donati al Signore.  

NON CI LASCIAMO CADERE LE BRACCIA

Cari fratelli presbiteri, questo è il perennemente novum della nostra vita che talvolta, a giudicare da scelte e at­teggiamenti riappropriativi ( tributi più o meno palesi alle mode imperanti: modi di agire, di vestire, uso del denaro con cui la Provvidenza ci garantisce il pane per ogni gior­no e anche il companatico, linguaggi del secolo, uso non sempre appropriato del moderni mezzi di linguaggio e di comunicazione, leggi social network ), ci allontanano dalla perenne novità che è da cercare – e la si trova – in Dio. Un’ultima parola che vi e ci apre alle due dimensioni/dire­zioni del processo di conSacrazione / santificazione. La nostra conSacrazione ci fa uscire dai contesti della vita del mondo. il nostro , ce lo ha ricordato il libro degli Atti, è un essere messi da parte per Dio.

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Diogneto insegna: siamo nel mondo non del mondo. Ma questo non è una se­gregazione. ConSacrati, consegnati a Dio, sta a significare un essere posti a rappresentare gli altri. Sono illuminanti alcune parole di Benedetto XVI: “Il Sacerdote viene sot­tratto alle connessioni del mondo e donato a Dio e, pro­prio così, a partire da Dio, deve essere disponibile per gli altri, per tutti”. Non posso non aggiungere una consolante parola di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “Non ci viene chiesto di essere immacolati ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che viviamo il desiderio profondo di progredire nella via del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le braccia” (151).

Le immagini della pagina sono di Foto Spagnolo – Novoli

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